Bullismo e cyberbullismo

Ultima modifica: 04 Luglio 2023

Il 7 febbraio di ogni anno si celebra la giornata nazionale contro il bullismo ed il cyberbullismo.

Abbiamo chiesto alla Dott.ssa Mariarosa Ferrario, Dirigente Medico Neuropsichiatra – Responsabile dell’UnitĆ  Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Presidio Ospedaliero di Gallarate di spiegarci sinteticamente il problema e che cosa ĆØ possibile fare.

Il bullismo ĆØ un fenomeno complesso, ancora troppo frequente, determinato dall’intreccio di variabili sociali, culturali, psicologiche.

Si riferisce a un comportamento aggressivo, violento e intenzionale, ripetuto nel tempo, nei confronti di persone considerateĀ  deboli. Può essere opera di un singolo o di un gruppo di individui. E ā€˜ caratterizzato dalla perseverazione e dalla asimmetria ossia uno sbilanciamento di potere dove una parte prevarica e l’altra subisce.

Può esprimersi in diverse forme:

  • psicologica (esclusione, maldicenze)
  • verbale (minacce, insulti)
  • fisica (aggressioni, danneggiamento di oggetti ..)

L’uso delle nuove tecnologie di comunicazione del mondo virtuale ha dato forma a nuove modalitĆ  di aggressione che prendono il nome di cyberbullismo. E’ una forma di bullismo che avviene senza il contatto corporeo, spesso in anonimato, include insulti e minacce veicolati dalla messaggistica, dai social network o attraverso diffusione di foto, testi, filmati denigratori.

Il bullismo riguarda entrambi i sessi e non ĆØ strettamente legato alla classe sociale.

Aggressore e vittima sono entrambi l’espressione di una fragilitĆ . Bambini Ā e ragazzi bulli, sono spesso il risultato di storie di vita problematiche o di contesti carenti sul piano educativo ed affettivo. Esprimono con il loro comportamento unaĀ  vulnerabilitĆ , la paura di rimanere ai margini della societĆ , la richiesta di attenzione eĀ  visibilitĆ . Essere popolari, avere successo, sembrano oggi bisogni irrinunciabili mutuati da stereotipi vigenti veicolati attraverso i media. Bambini e ragazzi crescono in una societĆ  che promuove la competizione, il successo personale, l’individualismo, chiede di essere performanti. Ne ĆØ l’espressione un fenomeno preoccupante che sta spopolando sui social , il ā€œbody shamingā€: pratica di offendere qualcuno per il suo aspetto fisico.

Molto spesso le storie di bullismo si consumano nel silenzio perchƩ le vittime subiscono senza dire per timore di ulteriori ripercussioni, ma le ferite fisiche e psicologiche possono avere importanti ripercussioni sulla crescita, la vita quotidiana dei ragazzi, la loro salute.

Bambini e ragazzi vittime possono manifestare disturbi d’ansia, depressivi, difficoltĆ  a frequentare la scuola, ritiro sociale, disturbi del comportamento alimentare, disturbi psicosomatici , alterazioni del sonno, autolesionismo, problematiche in costante aumento nei servizi di neuropsichiatria.

E allora cosa fare?

I ragazzi e le ragazze hanno bisogno di essere ascoltati/e Ā dagli adulti di riferimento, genitori, insegnanti.

Sia il bullo che la vittima necessitano di aiuto. I genitori del bullo devono fermarsi ad accogliere il disagio che ha portatoĀ  il loro figlio/a a diventare un aggressore. Anche i genitori della vittima devono fermarsiĀ  per poterĀ  ascoltareĀ  la sofferenza Ā dell’umiliazione, del sentirsi impotenti e poter infondere nei loro figli la speranza che potrĆ  esserci un futuro diverso. E quando le situazioni diventano complesse bisogna farsi supportare da specialisti del settore che possano accompagnare la crescita dei minori e delle loro famiglie.

Negli ultimi anni si sono sviluppate molte campagne di prevenzioneĀ  e di sensibilizzazione, ma ancora non basta.

Il contrasto al bullismo passa attraverso un percorso di condivisione che coinvolge la scuola, le istituzioni, la famiglia, i minori stessi. L’informazione non basta, ĆØ necessario coinvolgere i bambiniĀ  e i ragazzi nel processo di cambiamento attraverso esperienze che tocchinoĀ  la vita emotiva del singolo eĀ  del gruppo.

Promuovere la cultura della differenza, dell’insuccesso, aumentare laĀ  capacitĆ  di comunicare, di esprimere sentimenti ed emozioni.Ā  AscoltareĀ  le storie delle vittime e provare a immedesimarsi in ciò che prova chi si sente aggredito, fareĀ  esperienzeĀ  di aiuto verso i più deboli, di collaborazione fra pari con il coinvolgimento di tutto il gruppo classe possono essere strategie di aiuto.