Ultima modifica: 19 Marzo 2022
La RedazioneWeb intervista Antonella Palmiere, coordinatrice dell’ Unità COVID2 di Busto Arsizio: la condivisione delle paure combatte l’ insicurezza e lo sconforto dell’ incertezza.
Ciao Antonella. Per chi non ti conosce, vuoi dire brevemente cosa facevi prima di diventare Coordinatrice dell’ Unità COVID 2 di Busto Arsizio?
Ho lavorato diversi anni come coordinatrice in Area Medica per Intensità di Cure presso il presidio di Saronno e da circa un anno coordino l’Area Territoriale di Busto Arsizio ( Centro Vaccinazioni, Consultorio, Assistenza Domiciliare Integrata ) .
La mia realtà quotidiana era prevalentemente caratterizzata dal pianificare, organizzare e gestire le attività e le risorse umane dell’Area Territoriale; tutto questo fino ai primi giorni di marzo quando mi hanno assegnato il coordinamento di una Unità Operativa Covid presso il presidio ospedaliero di Busto Arsizio.
Come per altre tue Colleghe, quindi, la “chiamata alle armi” è arrivata all’ improvviso; come hai affrontato un cambiamento così importante nella tua vita lavorativa ?
Mi è stata di grandissimo aiuto la mia pregressa esperienza maturata in AMIC. Facendo tesoro di quanto appreso in precedenza, ho potuto mettere a disposizione le mie competenze e grazie all’aiuto e alla collaborazione della dott.ssa Anzini, Responsabile SITRA per la Rete Territoriale e del SITRA del presidio di Busto Arsizio abbiamo costituito in pochissimo tempo una nuova equipe infermieristica formata da personale attinto dai vari reparti.
Il gruppo è poi cresciuto quotidianamente con l’ arrivo di medici da ogni specialità, tutti UNITI nell’affrontare questa situazione straordinaria che ci faceva vivere in allerta costante; tutto il personale ha affrontato quotidianamente situazioni imprevedibili dimostrando una grande capacità di adattamento e soprattutto un grande valore umano e professionale …. Professionalità così eterogenee sono state formate all’utilizzo delle nuove apparecchiature in tempi brevissimi grazie alla disponibilità’ di rianimatori e personale qualificato, che ha addestrato ed affiancato tutti noi con pazienza e costanza.
Tanto entusiasmo, quindi, ma sicuramente anche tanti dubbi e paure…
Non nego che all’inizio fossi molto preoccupata, perché mi era stato chiesto in poco tempo di organizzare strutturalmente un reparto che avesse tutti i requisiti necessari per garantire sia agli operatori che ai degenti un ambiente con un alto livello di biosicurezza. E’ stato quindi di fondamentale importanza puntare l’attenzione sull’aspetto sicurezza e biocontenimento, a tutela di tutti gli operatori.
Le sensazioni vissute “in primis” sono state proprio di paura, di impotenza davanti a questa nuova realtà strumentale/terapeutica pressoché sconosciuta a tutti (RiabilitazioneReumatologica). Ci siamo trovati a dover modulare in breve tempo nuovi percorsi che la vita ci ha posto davanti, come il saper affrontare la malattia con tutta la sua imprevedibilità a volte molto complessa, mettendo a dura prova le nostre forze fisiche e mentali.
Cosa ti resterà particolarmente impresso di questa esperienza?
Gli elementi più significativi in questo periodo sono stati prima di tutto l’unione che si è creata sin dalle prime giornate all’interno del gruppo. Ciascuno con le proprie competenze, capacità e sensibilità … una grande squadra che si è arricchita giorno per giorno attraverso la condivisione.
La condivisione delle paure, delle insicurezze e degli sconforti che nascevano in ognuno di noi, ha permesso di alleggerire lo stato di tensione emotiva che faceva parte della nostra quotidianità. Questa situazione di continua pressione psicologica ha portato tutti noi a svolgere, anche inconsapevolmente, un lavoro introspettivo rendendoci maggiormente sensibili ed empatici nel rapporto con i pazienti diventando noi stessi il loro unico punto di riferimento nella solitudine dell’isolamento e nello sconforto dell’incertezza. Allo stesso modo ci siamo trovati ad essere l’unico punto di riferimento anche per i loro familiari.
C’è qualcuno in particolare che vuoi ringraziare o salutare?
Grazie al nostro URP, che è stato un punto di riferimento per le famiglie dei nostri pazienti e alla tecnologia (i tablet donati da tanti benefattori), siamo riusciti a mantenere i contatti con i parenti, a far incontrare visivamente, abbattendo così le distanze, i pazienti con i loro familiari, suscitando intense emozioni da parte di tutti.
Un grazie lo esprimiamo anche per la solidarietà e la vicinanza a tutte le Associazioni, private e non, e a tutti i cittadini che si sono prodigati, coccolandoci con i mezzi a loro disposizione in questo particolare momento.
Nella speranza di essere riuscita ad esprimere tutto ciò che abbiamo vissuto e che tuttora stiamo vivendo, mi congedo con un semplice augurio ed un sentito ringraziamento rivolto a coloro che hanno contribuito a compiere e rendere speciale questo “viaggio”, nella certezza che ci aiuterà a cambiare in meglio la nostra quotidianità, grazie alla traccia indelebile che ha lasciato nei nostri cuori.
Dal COVID 2 di Busto Arsizio
ANTONELLA vi saluta con sua la sua equipe:
CRISTINA I., GIULIA, NINO, ALESSANDRO, SARA ,ELIO, VALENTINA, NOEMI, DIANA, SERENA, LORENA C. DAVIDE, LORENA M., MARIACRISTINA, ENZA ANNA, ALEXANDRO, SONIA, ASSUNTA, CRISTINA S., MARILENA, JOSHUA, GIUSI, NICOLETTA, PAOLA, ROSSANA, DON FABIO, BARBARA, EMIDIO, ELISABETTA, ANDREA, SABRINA, GIULIA.