Nel 1972 uno scienziato britannico suonò l’allarme che lo zucchero, e non il grasso, era il pericolo numero uno per la nostra salute, ma venne ridicolizzato dall’opinione pubblica e la sua reputazione rovinata da scienziati e nutrizionisti.
Per anni abbiamo rimpiazzato carne e salsiccia con pasta e riso, il burro con la margarina, le uova con il muesli. Ciò nonostante, l’obesità è cresciuta, e con essa la diagnosi di diabete tipo 2.
E non solo in America o nel Regno Unito ma anche in Italia, da sempre considerata la patria del cibo buono e sano – la dieta mediterranea, universalmente riconosciuta.
Nel Bel Paese, in base ai dati ISTAT, nel 2020 è stata stimata una prevalenza del diabete pari al 5,9%, che corrisponde a oltre 3,5 milioni di persone, con un trend in lento aumento negli ultimi anni. La prevalenza aumenta al crescere dell’età fino a raggiungere il 21% tra le persone ultra settantacinquenni.
Tra coloro che riferiscono una diagnosi di diabete vi è un’alta prevalenza di fattori di rischio cardiovascolare: eccesso ponderale (71%), ipertensione (52%), ipercolesterolemia (43%), sedentarietà (49%), fumo (23%) %), indipendentemente da altri fattori di rischio.
La probabilità dell’insorgenza di eventi cardiovascolari è maggiore nelle donne e in età più giovane ed è, inoltre, maggiore nei pazienti con DM di lunga durata e complicanze microvascolari, tra cui malattia renale o proteinuria.
Il rischio di malattie cardiovascolari è da 2 a 4 volte più alto nelle persone con diabete rispetto al resto della popolazione, ed è responsabile di oltre la metà delle morti per diabete.
Inoltre, secondo lo studio OKkio alla salute in Italia, nel 2019, i bambini in sovrappeso sono stati il 20,4% e gli obesi il 9,4% (valori soglia dell’International Obesity Task Force, IOTF). Ed è così che il Paese della dieta mediterranea risulta tra le nazioni europee con i valori più elevati di eccesso ponderale nei bambini.
All’Ospedale di Saronno si è deciso, pertanto, di implementare l’Ambulatorio di Diabetologia, guidato dalla Dottoressa Eva Palmieri, Diabetologa ed Endocrinologa di grande esperienza, affiancata da altri due specialisti in diabetologia.
“Siamo consapevoli che il diabete di tipo 2, con le sue complicanze multiorgano, è una delle cause maggiori di morti e disabilità nella popolazione”, afferma la Dottoressa Alba Sciascera, Primario della UOC Medicina cui l’Ambulatorio di Diabetologia afferisce, “ed è per tale motivo che abbiamo voluto costruire una equipe multidisciplinare che lavori in rete e che affronti parallelamente il diabete e le sue complicanze”.
“La storia naturale della malattia diabetica è strettamente associata allo sviluppo di complicanze croniche micro e macro vascolari (angina, ICTUS, infarto, arteriopatia periferica), da qui nasce l’importanza dello screening vascolare nel paziente diabetico. L’Ospedale di Saronno accoglie l’Ambulatorio di Chirurgia Vascolare”, precisa la Dott.ssa Sciascera, “perché diabete e malattie cardiovascolari possono essere considerate due facce della stessa medaglia. Per questo, insieme alla Dott.ssa Anna Maria Socrate – Direttore della Chirurgia Vascolare di Busto Arsizio – abbiamo costruito un percorso specifico per il paziente diabetico. Un attento studio della vascolarizzazione degli arti inferiori ci permette di ritagliare su misura la terapia per ogni singolo paziente, che sia essa di tipo medico o suscettibile invece di approccio invasivo (chirurgico e/o, sempre più spesso endovascolare (PTA, stent, ecc.). Tutto ciò, anche nell’ottica di dar seguito alla DGR 1263/2023 con la quale Regione Lombardia ha identificato la nostra Azienda come centro di II livello per il trattamento del piede diabetico”.
La multidisciplinarità consente di avviare il paziente all’ambulatorio di sorveglianza della terapia anticoagulante, in cui gli specialisti Dott. Daniele Sironi e Dott.ssa Silvia Freri definiranno un trattamento a base di antitrombotici e antiaggreganti, oppure di agganciarlo, se necessario, all’ambulatorio di chirurgia vascolare per un approccio maggiormente intensivo.
“Le complicanze del diabete diminuiscono se i pazienti sono controllati e istruiti”, conclude la Dott.ssa Palmieri che, grazie alla competenza clinica, sottolinea l’importanza della presa in carico del paziente diabetico nella sua completezza, “E’ da qui che nasce la necessità di un team working (chirurghi vascolari, dietiste, medici e infermieri specialisti del follow-up per la terapia anticoagulante, infermieri di famiglia, medici internisti che studiano il rischio cardiovascolare e le dislipidemie) per garantire il massimo della competenza non solo nella gestione della patologia principale, il diabete appunto, ma anche delle sue potenziali complicanze, la prevenzione delle quali conduce a minore disabilità e a miglioramento degli outcome di malattia”.
La cura del paziente diabetico si arricchisce pertanto ulteriormente grazie al già avviato progetto di telemonitoraggio dei pazienti cronici polipatologici (telemedicina).
“La sempre viva e partecipe collaborazione tra noi clinici ospedalieri e il territorio, nella figura del Direttore Socio Sanitario Dott. Marino Dell’Acqua permette la realizzazione di una governance volta all’implementazione di percorsi sempre più validi e capaci di leggere e soddisfare i bisogni clinici ed assistenziali dei nostri pazienti, contribuendo così all’attuazione di una medicina Predittiva, Preventiva, Partecipativa e, soprattutto, di prossimità”, chiosa la dottoressa Sciascera.