Accessi venosi: l’importanza del ruolo dell’infermiere nel posizionamento e nella gestione

Ultima modifica: 04 Aprile 2022

Intervista a Paola Barbato, Infermiera della Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione del Presidio Ospedaliero di Gallarate, Referente Team Accessi Vascolari -TAV per l’ASST Valle Olona, Istruttore per Impiantatori PICC.


Redazione Web: Cosa sono gli accessi venosi? Perché sono così importanti?
Paola Barbato: Gli accessi venosi sono dispositivi indispensabili per i pazienti che necessitano di  terapia in vena, sia negli ambienti di cura che a casa, sia in emergenza che non, per un breve o lungo periodo.
Il patrimonio venoso dei pazienti è però sempre più compromesso, come risultato dell’aumento della sopravvivenza, della cronicizzazione delle patologie, delle numerose comorbilità, dell’aumento del numero dei pazienti diabetici, di quelli sottoposti a chemioterapia, a terapia steroidea, a terapie multiple con farmaci tra loro incompatibili, dell’utilizzo di farmaci molto acidi o basici o iperosmolari responsabili di flebiti/infiltrazioni/stavasi. La pianificazione ragionata del miglior accesso vascolare per il paziente e la corretta gestione dello stesso hanno pertanto assunto nel tempo un’importanza sempre maggiore: prima di impiantare un dispositivo oggi ci chiediamo quale sarà la terapia, per quanto tempo il paziente utilizzerà il catetere e in che ambito (ospedaliero/ambulatoriale/domiciliare/hospice).
La scelta del device è quindi divenuta parte fondamentale e integrante del piano terapeutico.
RW: Quali sono le tecniche più innovative utilizzate in ASST VALLE OLONA?
Paola Barbato: La nostra azienda si è aperta a questo cambiamento culturale con l’attuazione di un progetto conforme agli standard internazionali di qualità riconosciuti in questo settore: l’istituzione del Team Accessi Vascolari – TAV e l’approvazione di un documento di indirizzo aziendale per tutti gli operatori che gestiscono i cateteri.
Attività precipua del TAV è il posizionamento, tramite visualizzazione ecografica, di cateteri a lungo e medio termine: PICC, Midline e Mini-Midline.
Il consolidamento di questa attività è stato un elemento trainante  in diversi aspetti, come l’acquisto di più ecografi a supporto delle procedure, l’utilizzo di disinfettanti indicati tra le linee guida, l’adozione di medicazioni avanzate e di sistemi  tecnologici per il corretto posizionamento di questi cateteri, con l’obiettivo di proteggere il paziente e le sue vene dalle complicanze ed in definitiva con una comprovata costo-efficacia aziendale.
RW: Quali sono i servizi che l’azienda propone ai pazienti ricoverati e a coloro che accedono alle terapie ambulatoriali?
Paola Barbato: Il servizio offerto dall’azienda risponde alle richieste di posizionamento di accessi venosi e di gestione ordinaria e di complicanze.
A Gallarate il servizio si attiva sia per i pazienti ricoverati sia per i pazienti esterni all’ospedale (case di cura, hospice, domicilio) tramite richiesta inviata dal medico che ha in cura il paziente a: piccteam.gallarate@asst-valleolona.it, indicando la motivazione della necessità del dispositivo, la terapia in atto e una breve relazione clinica.
Solitamente l’impianto nei pazienti degenti in ospedale avviene “bed side”, cioè senza che nemmeno debbano spostarsi dalla camera.
I pazienti esterni, a seguito della richiesta, vengono indirizzati in un percorso chiamato “MAC 11”ed inseriti nella seduta settimanale in una sala dedicata agli impianti; dopo circa un’ora e mezza il paziente tornerà al domicilio con il dispositivo funzionante, affidato alle cure dell’assistenza domiciliare territoriale per la medicazione settimanale del catetere.
A Gallarate è inoltre attivo un ambulatorio settimanale per la medicazione e l’irrigazione del catetere dei pazienti che non sono ricoverati e per chi viene curato in altri centri di riferimento, ma si avvantaggia dell’ambulatorio per la gestione del catetere.
A Busto Arsizio il servizio è attivo per i pazienti ricoverati e si attiva con richiesta mail a: piccteam.busto@asst-valleolona.it
A Saronno il servizio è attivo per i pazienti ricoverati e si attiva con richiesta mail a: piccteam.saronno@asst-valleolona.it
RW: E’ necessaria una formazione “ad hoc” per poter impiantare questi nuovi dispositivi?
Paola Barbato: Certamente, la formazione e l’addestramento in ambito di accessi venosi deve rispondere alle direttive di una Consensus che definisce il percorso di ciascun impiantatore, sia medico o infermiere. Il TAV si occupa anche della formazione continua degli operatori che gestiscono i cateteri sia in ambito ospedaliero che extra-ospedaliero.
Il rispetto di tali direttive e le competenze acquisite sia da parte degli impiantatori sia da coloro che si occupano della gestione quotidiana dei dispositivi riservano al paziente la centralità negli aspetti della cura e lo preservano da una serie di complicanze anche gravi.